Arrivano puntuali gli attacchi (poco) sindacali al ricorso

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ARRIVANO PUNTUALI GLI ATTACCHI (POCO) SINDACALI AL RICORSO INTRAPRESO DALLA CGS SUGLI ARRETRATI CONTRATTUALI ALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO

Le nostre risposte e la nostra serietà contro la pochezza di chi cerca solo di non perdere consenso.

Sapevamo che sarebbero arrivati (li avevamo ampiamente messi in conto) e, puntualmente sono arrivati gli attacchi contro il ricorso intrapreso da FLP (Federazione Lavoratori Pubblici e Funzioni Pubbliche), FGU (Federazione Gilda-Unams), NURSIND (Sindacato delle Professioni Infermieristiche) e Unione Artisti UNAMS, tutti uniti nella Confederazione CGS, alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) per ottenere il risarcimento relativo alla mancata erogazione degli aumenti contrattuali per gli anni dal 2010 al giugno 2015.

Gli attacchi sono arrivati, uno da destra (si fa per dire) da Unsa e Fials, l’altro da sinistra (si fa sempre per dire) dalla USB. Pensavamo che avrebbero argomentato un po’ meglio ma non sono in grado di fare nemmeno questo.

Così, UNSA e FIALS ai sono affannate per sostenere che il ricorso non ha fondamento e che, dunque, sarà con molta probabilità respinto.

L’USB, a sua volta, ci accusa invece di non essere abbastanza battaglieri e, anzi  di voler condurre questa battaglia per il riconoscimento di un diritto nelle aule di un tribunale e non viceversa “costruendo rapporti di forza capaci di ribaltare la situazione”.

A tutti questi novelli Soloni, che ora si affannano a fare le pulci alle iniziative altrui, vorremmo innanzitutto ricordare che se la F.L.P. non avesse adito il Tribunale di Roma perché fosse affermato il diritto costituzionale alla contrattazione collettiva, molte organizzazioni sindacali, comprese quelle del c.d. sindacalismo storico, starebbero ancora pietendo un piccolo spazio di contrattazione all’ombra del pareggio di bilancio.

Altri avevano senz’altro ritenuto velleitaria l’azione intrapresa dalla F.L.P., esibendo pareri pro-veritate negativi di eminenti professori, salvo poi, quando la strada era stata spianata dalla iniziativa delle F.L.P., rivendicare a gran voce il diritto alla contrattazione collettiva.

Insomma, se oggi si può parlare di rinnovi contrattuali è perché esiste un sindacato che ha usato i contributi dei propri iscritti per proporre un ricorso che ha condotto dinanzi alla Corte Costituzionale; altrimenti staremmo ancora qui a parlare di blocco dei contratti !

Analogamente a quanto avvenuto per l’azione intrapresa dalla Federazione Gilda-Unams innanzi alla Corte di Giustizia Europea, che ha avuto come esito la condanna dello Stato Italiano ad assumere e/o risarcire i precari storici della scuola.

Potremmo anche fermarci qui; sennonché siamo molto preoccupati per la pochezza di cui questi attacchi sono espressione.

Nutriamo infatti il timore che tali attacchi, piuttosto che espressione di una dialettica sindacale, che evidentemente, al pari di qualsivoglia dialettica democratica si alimenta delle differenze di opinione, rappresenti la cifra del malvezzo in virtù del quale si pensa, che, infangando gli altri, possano guadagnarsi consensi.

Siamo dell’avviso che su alcune questioni il sindacato dovrebbe mettere da parte lo “spirito di bottega”, cercando invece di suscitare la massima unità dei lavoratori e percorrere tutte le vie possibili per la maggior tutela dei diritti e degli interessi dei lavoratori stessi.

Ci asteniamo da considerazioni di carattere tecnico.

Si può discutere per molto se l’esito dei ricorsi possa considerarsi scontato in un senso o nell’altro, dal momento che ogni iniziativa giudiziaria ha sempre esito imponderabile.

Di certo, non proporre ricorso – visti i termini di decadenza previsti dalla Convenzione – è già in sé una sconfitta.

Al riguardo ci limitiamo soltanto ad osservare come la CGS è perfettamente consapevole delle problematiche che la proposizione del ricorso alla CEDU propone e che tuttavia, gli arresti della stessa Corte e la sostanziale assenza di un rimedio interno (proprio in ragione della natura “preclusiva” della sentenza della Corte Costituzionale 178 del 2015), rendano percorribile il percorso suggerito.

D’altronde gli stessi nostri denigratori ammettono che l’unica via percorribile per il periodo pregresso è solo la CEDU; e solo un’iniziativa davanti alla stessa ci dirà circa la validità delle nostre ragioni e la solidità delle nostre argomentazioni.

L’aver scelto per il ricorso un pool di avvocati tra i più esperti nella materia per trattarla con competenza presso le Corti Europee e che, altresì, hanno dato già dimostrazione di riuscire a vincere dinanzi alla Corte Costituzionale e presso la Corte di Giustizia Europea, è la chiara dimostrazione di voler presentare il ricorso per vincerlo e non per demagogia.

Con piacere, infine, vediamo che anche altre organizzazioni sindacali si stanno muovendo per proporre anche loro ricorsi alla CEDU o altre iniziative in ambito europeo.

Pensiamo che sia di buon auspicio per festeggiare un’altra vittoria.

A chi vuole aderire al ricorso ribadiamo la serietà della nostra iniziativa accessibile a tutti i dipendenti pubblici e li invitiamo a prendere visione della piattaforma e della validità e credibilità dell’iniziativa. Tutto nella massima trasparenza e nell’interesse dei lavoratori.

Roma, 25 marzo 2016

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